Giornata del baratto



CELO CELO... MANCA!
Giornata del baratto I edizione

Il Centro di documentazione "Il Cubo", l´associazione Il tuo parco, l´associazione Giochimpara e la Banca del Tempo di Chieri hanno organizzato una "Giornata del baratto" per domenica 20 dicembre 2009 dalle ore 14.30 alle 18 nell'area pedonale di Via Vittorio Emanuele II a Chieri.
In occasione delle festività natalizie che quest'anno coincidono con un periodo di prolungata crisi economica e politica, il nostro intento è quello di opporci al consumismo che sembra contagiare molti con l'avvicinarsi del Natale. Proponiamo quindi il suo esatto contrario, lo scambio.
Contrariamente all'attuale logica che consiglia di gettare e ricomprare, rispolveriamo quella che saggiamente dice di riutilizzare ciò che non si usa più, il sistema per il quale si cerca qualcuno che ha bisogno di cosa noi metteremmo in cantina.
Vogliamo sperimentare, nel nostro piccolo, una diversa socialità che privilegi i rapporti fra le persone, ormai troppo limitati dalla diffidenza e dalla paura, una socialità non mercificata dalla continua ricerca di un guadagno.
Perchè il denaro manca, e manca a causa del sistema che tanto lo innalza ad unico valore, a unico intermediario fra le persone vogliamo riproporre una modalità di scambio che rifiuti il principio di possesso esclusivo e recuperi il principio del valore d´uso degli oggetti e di scambio solidale.
Speriamo il nostro mercatino possa avere un seguito, ci auguriamo che questa iniziativa rappresenti l'inizio di un piccolo movimento che possa costruire una società diversa, più umana e quindi più felice. La nostra proposta è che, a partire da gennaio, si realizzi una serie di appuntamenti di "baratti tematici" a cadenza mensile in cui, in diversi luoghi della città, le persone si possano incontrare per scambiare, conoscersi, intessere relazioni e creare forme di economia alternativa a quella dominante.

COME FUNZIONA la Giornata del baratto:
L'iniziativa è aperta, oltre che ai singoli che troveranno nella piazzetta posto per allestire il proprio banchetto, anche alle associazioni che vogliono condividere con noi questa allegra giornata.
Sarà possibile scambiarsi oggetti nuovi ed usati di qualsiasi genere: libri, cd, dvd, oggettistica per la casa, abbigliamento, beni alimentari, etc. etc. Sarà possibile anche scambiarsi ore di servizi (baby sitter, aiuto nei compiti scolastici, giardinaggio, piccole riparazioni, cura degli animali nel periodo di vacanza, ecc.), secondo la modalità proposta dalla Banca del Tempo.
Ai più piccoli, vittime più inermi del consumismo natalizio, è dedicato uno spazio "scambiagiochi": a partire dalle ore 16.00 i bambini, accompagnati dai loro genitori, potranno scambiare tra loro giochi che ormai più non usano e ricevere in cambio uno tutto da scoprire.
Il tutto naturalmente senza ricorrere all'uso del denaro: chi offre e chi cerca dovranno trovare un
accordo sul valore di scambio degli oggetti o delle ore-servizi senza farsi condizionare dal loro valore economico.
Al fine di facilitare la riuscita dell´iniziativa, invitiamo coloro che intendono partecipare a comunicarci, nei giorni precedenti, cosa offriranno e di cosa andranno in cerca, così da poter stilare una lista di oggetti e ore-servizi in "attesa di scambio" che faremo circolare tra i nostri contatti.

Per adesioni e ulteriori informazioni contattarci all'indirizzo ilcentrocubo@gmail.com

L'acqua è un diritto


L'acqua è un diritto.


Ci sentiamo in dovere di aprire un dibattito cittadino e di continuare a muoverci riguardo una questione di vitale importanza. Il 18 novembre 2009 con il voto di fiducia alla Camera dei Deputati si è concluso l’esame del decreto 135/09 il cui art. 15 sancisce la definitiva e totale privatizzazione dell’acqua potabile in Italia.
Da parte nostra ci sentiamo corresponsabili di quello che sta avvenendo in Italia in quanto non abbiamo dato tutto noi stessi per fermare un esproprio di un diritto e di un bene comune com’è l’acqua.
Ci sentiamo, quindi, di affermare con forza la nostra indignazione. Tuttavia, la nostra indignazione deve diventare quotidiana, deve essere persistente, soprattutto, quando le forze politiche sono incapaci o meglio miopi rispetto alle battaglie che si stanno conducendo nella società civile.
Il 27 novembre, il giorno in cui il Partito Democratico ha presentato al consiglio comunale di Chieri un ordine del giorno in cui era prevista una discussione sul diritto all’acqua, abbiamo visto scene deludenti. Prima di tutto, abbiamo visto un opposizione incapace di comprendere la battaglia che stava portando avanti senza coinvolgere le realtà che già si muovevano nel territorio su questa tematica e, sopratutto, senza coinvolgere l'intera società chierese.
Abbiamo visto una maggioranza che anch'essa non ha capito l'importanza di ciò che era stata portato in consiglio comunale, astenendosi perfino dal dibattito.
In conclusione, abbiamo assistito una bocciatura di una richiesta molto più rilevante di quanto la miope politica istituzionale chierese potesse immaginare.
A differenza di altri comuni, come quello di Rivalta che il 23 novembre 2009 è riuscito a modificare il proprio statuto con votazione unanime riconoscendo la tutela del diritto universale all’acqua potabile attraverso la garanzia dell’accesso individuale e collettivo dei cittadini alla risorsa, Chieri rimane indietro, sopratutto, a causa di un enorme superficialità politica della nostra opposizione e della nostra maggioranza.
Il popolo dell'acqua deve continuare la battaglia per la ripubblicizzazione del servizio idrico, questo popolo che è formato da migliaia di persone, da lei che sta leggendo questo articolo, da quel uomo che beve da una fontanina pubblica, da chi ancora non sa niente, deve continuare la mobilitazione e far sentire il proprio dissenso anche dopo l’approvazione dell’art. 15 attraverso mobilitazioni su tutto il nostro territorio.
Per questo sollecitiamo tutti/e a prendere atto di ciò che sta avvenendo, è necessario agire e informare.
Invitiamo, quindi, ogni persona ad informarsi tramite la documentazione che forniremo riguardo le tematiche del diritto all'acqua e della privatizzazione della sua gestione o a firmare per la proposta di delibera al fine di ottenere la modifica dello Statuto della Provincia riconoscendo l'acqua come bene comune e come diritto e eventualmente aderire al coordinamento acqua pubblica chierese in Piazza Dante sabato 5 dicembre dalle ore 10 alle ore 12:30. Indipendentemente da come si concluderà questa battaglia dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno. Solo così potremmo dire di non essere stati responsabili anche noi, con il nostro silenzio.

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO
LA VIOLENZA SULLE DONNE

Il Centro di documentazione Il Cubo ha deciso per l'ennesima volta di schierarsi contro l'ineguaglianza e la sopraffazione, contro quell'infamia che è una delle prime cause di morte e invalidità permanente fra le donne in Italia e nel mondo ovvero la violenza maschile.

Il 25 novembre cade l'anniversario dell'assassinio delle sorelle Mirabal, soprannominate le farfalle, oppositrici del regime dittatoriale della Repubblica Dominicana e uccise dai servizi segreti dominicani nel 1960. Fra gli anni ottanta e i primi anni novanta, i collettivi femministi latina-americani prima e quelli europei dopo, hanno fatto propria questa data, un'alternativa all'8 marzo ormai svuotato del reale significato politico, di lotta e di emancipazione.

Nel 1998 l'Onu ha proclamato il 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

In occasione di questa importante giornata il Cubo ha scelto di non tacere e di far sua questa lotta da cui la società italiana non è esentata e lo fa organizzando diverse iniziative a cui sono invitate tutte le cittadine e i cittadini.

  • Sabato 21 alle ore 10.30 in Piazza Dante davanti al Cubo per un reading musicale con letture di testimonianze al quale saranno presenti con un banchetto e una piccola mostra le attiviste di Amnesty International e del Collettivo femminista Rossefuoco
  • Domenica 22 alle 21.15 con la proiezione gratuita del film pluripremiato "Ti do i miei occhi" presso il Centro giovanile di Piazza Caselli 19
  • Mercoledì 25 invece il Cubo partecipa alla serata in programma al CSOA Askatasuna di Corso Regina Margherita con inizio alle 19.30 aperitivo e successivo spettacolo teatrale

Ancora troppo di frequente da noi e nel resto del mondo, donne e bambine sono vittime di violenza e tale violenza nasce principalmente tra le mura di casa, dove mariti, parenti e conoscenti abusano delle mogli, delle figlie, delle nipoti. Queste mura nascondono agli occhi esterni i misfatti, occhi che però potrebbero perfino dare torto alla vittima innescando una spirale di ulteriore violenza, questa volta psicologica, tradotta nella mancata attuazione della giustizia e nel furto della libertà individuale, dell'infanzia.

Anche sotto un altro punto di vista la casa è culla di tale violenza. All'interno delle mura domestiche troppo spesso si raccolgono, trasmessi dalla televisione e dalla famiglia, comportamenti e pratiche violente – a partire da quelle verbali - nei confronti delle donne. Modelli relazionali violenti che saranno assimilati da bambini e bambine che li porteranno per sempre nel loro vissuto, lezioni quotidiane di maschilismo che facilmente verranno riproposte a scuola, in strada e in una futura famiglia.

Come ci insegna il movimento femminista, è necessario includere nella definizione di violenza non solo lo stupro o il maltrattamento fisico ma anche forme di abuso psicologico, le forme di esclusione, i ricatti e le molestie sui luoghi di lavoro.

Quindi non solo della violenza sessuale bisogna parlare, siamo consapevoli che la donna vive tuttora il peso di una cultura fortemente maschilista che la vede come procreatrice, massaia e fornitrice di prestazioni sessuali, semplice merce di scambio o da esposizione. E questa cultura, regalataci a massicce dosi da spot televisivi, preti e dal comportamento di eminenti politici, potrebbe persino convincere le stesse donne che il loro posto è al servizio dei loro uomini.

Scegliamo di non tacere proprio perchè è il silenzio il peggior nemico della lotta contro la violenza sulle donne; numerosi studi fatti rivelano che sono ancora poche le donne che denunciano i maltrattamenti subiti mentre sono moltisisme quelle che nemmeno vogliono affrontare il discorso.

Il senso di colpa, la consapevolezza di aver sposato una persona violenta o di non esse riuscite a reagire, attanaglia molte di loro è forse una ferita più dolorosa di un livido.

Il diritto al lavoro, alla integrità fisica e psicologica delle donne sono elementi fondanti di una società realmente egualitaria, in cui sul corpo delle donne non si fa strumentalizzazione politica o religiosa. L'interruzione di gravidanza in molti Paesi del mondo non è ancora un diritto, in Italia c'è chi pensa di poterne fare a meno, accettando la morte o l'invalidità di centinaia di ragazze e donne pur di vedere vincere il proprio moralismo sessista.

Noi del Cubo ci schieriamo a fianco delle donne perchè non tacciano più, perchè lottino per una autentica libertà individuale, perchè cadano i pregiudizi legati all'orientamento sessuale, perchè sia rispettata l'altra metà del cielo.


Centro di documentazione "Il Cubo"

Il crocefisso, il folklore e l'Italia

Noi del Centro di Documentazione “Il Cubo” prendiamo atto positivamente della decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo e vogliamo partecipare al dibattito cittadino che infiamma gli animi. Ci rallegriamo della decisione perché la riteniamo un significativo passo avanti per promuovere la laicità della Stato che crediamo essere in pericolo.
Sicuramente l'atto di togliere un crocefisso dalla classe non è un qualcosa che metterà fine alla battaglia per il riconoscimento e l'eguaglianza delle minoranze religiose o nonreligiose, per la libertà di pensiero e di espressione.
Tuttavia non possiamo accettare che il crocifisso possa essere legittimato da uno Stato risultando offensivo e discriminante per quelle persone che legittimamente non accettano la sua esposizione in quanto non-cattolici o non-credenti, ma il punto che ci interessa è sottolineare l’ingiustizia che nasce dal privilegio che si dà ad una parte religiosa rispetto ad altre parti.
La religione in questi giorni si manifesta solamente come una difesa dei simboli, sembra folklore, un folklore che si richiama a quelle battaglie della Lega Nord in difesa della madonnina o del presepe e non di un vero e profondo atto di fede. Ci si dimentica volutamente che la religiosità dovrebbe essere una scelta personale e un fatto privato e che, dunque, qualsivoglia istituzione, tanto più se deputata all'educazione e allo sviluppo di una coscienza libera e critica ( obiettivo che dovrebbe essere primario nella scuola ), non deve essere piegata all'interesse di alcuna ideologia o confessione.
Pensiamo, inoltre, che di fronte al fenomeno migratorio che vede nella scuola il terreno di approdo di molti migranti sia importante cominciare a confrontarsi serenamente, alla luce della nuova realtà multietnica, di come il crocefisso sia un simbolo che ha valore per sempre meno persone, un simbolo di un' Italia che si sta trasformando, un simbolo che può essere di ostacolo a un percorso di integrazione basato sul riconoscimento di pari dignità e di eguali diritti.
Infine, ci sembra ridicolo il tentativo di distorcere la verità trasformando il crocifisso da simbolo religioso a simbolo di una generica tradizione.
Se di tradizioni si vuol parlare perché essere così selettivi? Perché non introdurre nelle classi il candelabro con le sette stelle e la scritta Lux lucet in tenebris simbolo della tradizione valdese, religione nata verso il XII secolo molto diffusa soprattutto in Italia?
Generalmente le tradizioni ci dicono poco o niente, anche se spesso sono usate a fini politici o di egemonia culturale da parte di organizzazioni forti e presenti in alcuni luoghi, come nel caso “Italia” per la chiesa, ma a quanto pare non molti lo notano: a questo punto visto il nostro caro nostalgismo, tradizione per tradizione, perché non rispolverare la pena di morte, usanza tanto bene accettata fino al 1948 e ancora presente fino al 1994 per i casi previsti dalle leggi di guerra?

Il Centro di Documentazione “Il Cubo”

Sulla vicenda rom

A Chieri da oltre un anno si parla della "questione rom", il Centro di documentazione "Il Cubo" ha redatto questa lettera per raccontare il proprio vissuto in questa vicenda, seguita con passione in dal suo inizio, ed esprimere il proprio parere contro le troppe falsità che si sono dette, molte delle quali caratterizzate dalla malafede di chi le ha espresse.
Esprimiamo il nostro appoggio al Comitato pace e cooperazione internazionale che in questi mesi ha svolto un lavoro di sincera solidarietà umana e cooperazione qui nel "nord" del mondo.
Sulla vicenda delle tre famiglie rom di origine bosniaca, il comportamento dell'amministrazione attuale e della precedente non si discosta da un modo di fare che così possiamo riassumere: la legge la si usa quando fa comodo e il richiamo ad essa e al suo rispetto è subordinato al consenso degli elettori.
Ripercorrendo le tappe della vicenda, nell'agosto 2008 l'amministrazione Gay ricorda alle famiglie rom che vivono su un terreno agricolo (non edificabile) che devono andarsene se non vogliono essere sgomberate con l'intervento della forza pubblica.
L'amministrazione, nelle persone del Sindaco Gay e dell'Assessore Zullo, si fa forte della legge e dietro di essa si nasconde per vantarsi di poter mandare via gli "zingari". Mandarli dove non lo sa l'amministrazione nè tantomeno i rom sanno dove spostarsi, ma di questo il Sindaco non sembra per nulla turbato.
L'unica soluzione che viene data alle famiglie è quella di andarsene, l'amministrazione persegue questa strada sorda alle proposte che fin dall'inizio abbiamo fatto. Senza essere ascoltati, siamo stati accusati di voler far chiudere un occhio sulla vicenda, invece non chiedevamo altro che l'amministrazione andasse incontro allo stile di vita dei rom e alle loro esigenze primarie, talvolta urgenti, attrezzando di acqua e corrente elettrica il terreno, e se non quello di Strada Fontaneto un altro. Chiedevamo che l'accoglienza dei rom diventasse un fiore all'occhiello per la nostra città.
A ottobre 2008, dopo quasi tre mesi di lotta condotta da noi, da Rifondazione comunista di Chieri e dal Comitato pace e cooperazione internazionale, l'ordinanza di sgombero viene sospesa poichè una privata cittadina decise di mettere a disposizione dei rom la propria cascina.
Scoppia l'ira degli abitanti della borgata Canarone, futuri vicini dei rom. Questi, o meglio alcuni di loro, animati da puro e semplice pregiudizio razzista sfruttano il Tavolo di supporto dell'insediamento delle famiglie per bloccarne il trasloco. Per tutelare la loro tranquilla e ricca libertà, tentano di imporre ai rom regole palesemente lesive della libertà individuale che nessuno di noi si abbasserebbe (giustamente) a rispettare. Nel frattempo nel terreno di Strada Fontaneto, i due nuclei che non hanno avuto l'alloggio destinato all' emergenza abitativa (ad una famiglia era stata data in precedenza la residenza a Chieri) passano uno dei più gelidi inverni del secolo.
Questa situazione non interessa agli abitanti di Canarone che sostenuti da diversi partiti politici, si inventano sempre nuove richieste a cui il Tavolo dovrebbe sopperire; discutono, pavoneggiandosi della loro professionalità, sulla corretta redazione del progetto; danno voce ad informazioni false sul conto dei rom; pongono problemi inesistenti come (un esempio fra tanti) quello relativo alla presunta destabilizzazione che l'inserimento di 16 nuove persone comporterebbe in una borgata di 70 abitanti circa... puri vaneggiamenti dato il tanto professato clima comunitario a Canarone non c'è ed alcune esternazioni di residenti della borgata lo hanno dimostrato. Tutto questo lo fanno dichiarandosi loro i più preoccupati delle condizioni di vita dei rom e sostendendo la ridicola tesi per cui è meglio, per l'integrazione stessa dei rom, che essi stiano in altre zone di Chieri e non vicino a casa loro.
A marzo finalmente il dialogo con Canarone viene interrotto e ad aprile i due nuclei familiari riescono a traferirsi, ma le elezioni comunali sono alle porte e sulle spalle dei rom viene condotta buona parte della campagna elettorale, senza alcuna sensibilità nei confronti delle persone in questione fra cui, ricodiamo, molti minori alcuni dei quali inseriti nelle scuole elementari chieresi.
Con la nuova amministrazione, che conta al suo interno il precedente assessore che tanto fece contro i rom, la situazione non sembra mutare. I rom, ormai all'interno della cascina devono subire da settembre nuovi attacchi discriminatori.
Spuntano di nuovo fuori le "leggi da far rispettare", ma i soli che devono farlo sembrano essere soltanto i rom.
Nuovamente dei dati personali, come le scadenze dei permessi di soggiorno sono divulgate ai quattro venti col meschino scopo di criminalizzare queste persone nonostante la loro situazione personale renda difficile una loro espulsione (in quale Paese si manda una persona nata in Italia?). E soprattutto, con che motivazioni si vorrebbero espellere degli innocenti? Dato che per noi non essere italiani non è reato, facciamo risalire la diffusa pratica di arrogarsi il diritto di trattare i rom come "non persone" ad una deprecabile boria razzista.
Vogliamo aprire una breve parentesi su un'altra motivazione usata per allontanare i rom da Canarone, ovvero la loro presunta non integrazione. Ecco un 'altra parola di cui molti si riempiono la bocca: integrazione. Innanzitutto la suddetta è un processo e non una formula magica! ? un processo multilaterale e non unilaterale che ha poco a che vedere con la assimilazione che forse alcuni pretendono dai rom e in generale dai migranti. Come possono i residenti di Canarone giudicare sull'integrazione delle famiglie se non si sono mai osate andare a scambiare con loro due parole?
Sveliamo il trucco, questa è un'altra scusa, più fine, per delegittimare non solo il processo che sta avvenendo ma, ancor più grave, per mettere in cattiva luce delle persone col solo ed unico interesse di non averle più come vicine di casa.
Anche l'esito di un sopralluogo dell'Asl (chiamata dai vicini) è usato contro i rom per il solo obiettivo di mandarli via da lì. La casa, che secondo l'Asl dovrebbe semplicemente ricevere qualche accorgimento, dopo un controllo ad hoc del Comune è dichiarata inagibile.
In buona sostanza, per far contenti i residenti e gettare, dove non importa, i deboli della situazione e evitare che i ricchi locali si debbano integrare con loro, la nuova amministrazione adotta comportamenti discriminatori mirati, come appunto verificare le condizioni di una sola casa chiudendo gli occhi sulle tante altre situazioni di inagibilità presenti sul nostro territorio (non entriamo nel merito degli ancor più numerosi casi di abuso edilizio!) e, anzichè ricercare il benessere e la stablità e di tutti i suoi cittadini punta a vederne 16, di cui 11 minori, sulla strada o comunque in zone politicamente meno influenti di Canarone.
Per concludere, da un anno ad oggi in questa vicenda, abbiamo osservato un utilizzo delle leggi esclusivamente mirato ad allontanare, separare. Il richiamo alla legalità ha nascosto comportamenti xenofobi come, d'altronde, sono xenofobi il cosiddetto "pacchetto sicurezza" e la "Bossi-Fini".
Ci sorge spontanea una domanda, una legalità che non persegue l'integrazione di tutti e tutte nella società ma, la criminalizzazione dei suoi soggetti più deboli ed emarginati, è degna di questo nome?
Secondo noi no. Una società che si rispetti deve innanzitutto saper accogliere, fare il possibile perchè tutti i suoi cittadini possano avere una vita decorosa, essa deve farsi carico della riduzione delle ingiustizie e colmare le disparità sociali ed economiche, e per tale motivo essa deve guardare a chi è più svantaggiato.
Attualmente certe leggi sembrano essere usate come spada appena se ne presenti l'occasione. E, domanda, se questa spada fosse oltremodo più affilata quando ci sono da dividere i poveri dai ricchi?
Non vogliamo pensare che questo nuovo animo securitario e elitario sia già così radicato a Chieri, non vogliamo credere che il Sindaco permetta comportamenti come quelli sopra citati.
Talvolta non servono grandi dichiarazioni per avallare un'ingiustizia, basta restarla a guardare e tacere.
Il Centro di Documentazione "Il Cubo"

Sulle Linee Programmatiche della nuova amministrazione

Qualche settimana fa il Consiglio comunale di Chieri ha discusso le Linee Programmatiche della nuova Amministrazione, contenute in un documento che enuncia le linee guida di governo per il prossimo quinquennio.
A nostro parere occorre sottolineare come nel testo, nei capitoli riguardanti temi sensibili e che ci toccanoda vicino come la cultura, l´istruzione e le politiche sociali rivolte a giovani, minori e adolescenti, compaiano alcuni riferimenti su cui mai finora le pubbliche amministrazioni si erano soffermate: i concetti di bene, bello e vero, l´appartenenza a una supposta civiltà occidentale, la necessità di recuperare "i veri valori esistenziali" e combattere il dilagare di un "relativismo oggi dominante" e "annichilente", la "sempre più impellente necessità di ricostruire un patrimonio di valori certi volti al recupero delle proprie radici e della propria identità" che sarebbe messa a repentaglio dalle attuali tensioni sociali.
A leggere tali affermazioni, che sconfinano nell´ambito dell´etica e della morale sulla quale pensiamo unico giudice debba essere il singolo individuo, viene da chiedersi dove risieda la verità dei valori, da quale autorità possa essere determinata, o ancora quale sia il contenuto del concetto di bene, o quali siano i tratti peculiari della civiltà occidentale, o infine da quali elementi salienti sia composta la nostra identità.
Il centro di documentazione Il Cubo si ritiene parte del fronte di coloro che, in forma singola o organizzata, stanno conducendo una battaglia, innanzitutto culturale, per l´affermazione di valori quali il rifiuto di ogni forma di razzismo e discriminazione, il riconoscimento di pari dignità a ogni uomo e ogni donna, l´antifascismo e la lotta contro ogni forma di sfruttamento; ma siamo altresì impegnati a difesa della laicità e contro l´imposizione di qualunque tipo di dogmatismo, crediamo che non ci siano verità, ma prospettive di cui ogni persona possa sentirsi partecipe tollerando le prospettive altrui di credo, di vita, etiche o politiche, crediamo che la civiltà cui apparteniamo, ossia quella umana, sia una civiltà multiforme, varia, colorata e in continuo mutamento e lottiamo contro coloro che vogliono erigere muri, fisici o ideologici, tra i popoli, crediamo che ciò che oggi annichilisca la società sia la cultura dell´intolleranza, del sospetto, dell´individualismo liberista che per servire i propri interessi è disposto a sacrificare i rapporti umani, la difesa dei diritti e delle libertà altrui, l´equilibrio ecologico con la natura, più che difendere le nostre radici pensiamo si debba dedicare cura alla costruzione del nostro futuro comune in un "mondo diverso possibile" dove gli ideali di giustizia, eguaglianza e solidarietà siano realizzati, pensiamo che il ricorso al discorso identitario sia da contrastare e abbandonare in quanto foriero di divisioni e spesso, nel passato più o meno recente e ancora nel presente, di discriminazioni e violenza, crediamo che non esista un´identità univoca e ascrittiva, bensì molteplici affiliazioni che sono frutto delle tante, diverse esperienze della nostra biografia e sono aperte al confronto e al mutamento di fronte agli incontri futuri.
Se i nostri ideali coincidessero con quelli che soggiacciono agli intenti espressi nelle Linee programmatiche, non potremmo che esserne compiaciuti, ma poiché siamo consci di esprimere ideali e pratiche politiche di una minoranza della popolazione, nonostante ciò, come cittadini con una coscienza sociale e politica sentiamo la responsabilità di essere di stimolo, grazie al nostro seppur modesto contributo, alla nascita di un ampio dibattito cittadino su tali tematiche e di chiamare i nostri governanti a rispondere delle loro intenzioni e del loro approccio politico.
Poiché, come evidenziato nella premessa del documento, secondo l´Amministrazione è necessario costruire "un ambiente politico e amministrativo locale fondato sulla partecipazione e sulla condivisione di un ampio numero di protagonisti della vita politica, sociale, istituzionale e civile cittadina", il centro di documentazione Il Cubo invita i responsabili delle politiche cittadine a confrontarsi su tali tematiche, pur consci delle differenze di ideali, sensibilità, esperienze politiche e metodologie di intervento che corrono tra noi e molti esponenti dell´attuale maggioranza. Invitiamo altresì quanti sono attivi, in forma autonoma o associata, nella vita politica e sociale chierese a impegnarsi affinché non si instauri una sorta di "gestione etica" della cultura, dell´istruzione e delle politiche sociali nella nostra città e a contribuire al dibattito che proponiamo quale fondamentale momento di crescita collettiva.

Il centro di documentazione Il Cubo

Si ricomincia dall'immigrato

Sperando di farvi cosa gradita postiamo questa bella lettera scritta da Karim Metref, membro del collettivo immigrati auto-organizzati di Torino:

Lettera alla politica e alla società civile dopo la manifestazione del 17 ottobre 2009

Sabato 17 ottobre 2009 alle 14.30, da Piazza della Repubblica a Roma, partiva una manifestazione che in aspetto assomigliava a tutte le altre. Ma la protesta del 17 ottobre, nonostante l'aspetto era molto diversa. Profondamente diversa nella sua essenza stessa.

Da 20 anni, dall'uccisione di Jerry Masslo nel 1989 a Villa Literno fino a oggi di manifestazioni antirazziste in Italia ce ne sono state tantissime. Ma questa è la prima manifestazione nazionale contro il razzismo e contro le leggi razziste convocata e maggiormente organizzata da organizzazioni autonome di immigrati. Gli immigrati non erano soltanto molto numerosi in piazza come è stato segnalato in molti media. Questa volta non hanno fatto solo da porta bandiere o da comparse per portare un po' di colore nel corteo come erano soliti. Questa volta gli immigrati erano l'anima di questa manifestazione. Ma questo fatto, sembra, o non è stato chiaro a tutti o addirittura non è piaciuto per niente.

Fin dall'inizio, il “Comitato 17 ottobre” è stato guardato con diffidenza. Ignorato dal mondo della politica e di conseguenza anche da quello dei media potenti. In effetti la manifestazione del 17 ottobre sembra piovuta dal cielo. Ne hanno parlato un pochino alcuni piccoli giornali di sinistra ma timidamente, nelle ultime settimane. Le grosse macchine che di solito mobilitano per le grandi manifestazioni della sinistra (Cgil, Arci...) si sono mossi solo negli ultimi giorni. I partiti più grandi, alcuni hanno fatto finta di niente e altri hanno affidato la questione al loro reparto “immigrazione”, di solito poco numeroso e poco influente. Gli unici a crederci oltre ai comitati degli immigrati sono state piccole organizzazioni, piccoli partiti extraparlamentari, movimenti di base... Che hanno fatto insieme a centinaia di immigrati uno straordinario lavoro di informazione e sensibilizzazione capillare nelle strade, nei luoghi di lavoro, nei luoghi di raduno della gente, quella vera, quella che lavora per vivere, quella che subisce la crisi in pieno. Al punto che negli ultimi giorni le direzioni dei partiti sembra siano state confrontate ad un dilemma importante: o continuare a negare la loro solidarietà e affrontare l'ennesima incomprensione da parte delle loro basi o raggiungere il corteo all'ultimo minuto. E hanno per la maggior parte scelto la seconda soluzione.

Alla partenza da Roma ovviamente c'erano tutti, o quasi. Ormai la vetrina era allestita e tutti ci volevano un posto in primo piano. Come al solito, partiti, sindacati e grosse associazioni hanno inondato il corteo di bandiere, magliette, capellini, striscioni, palloncini e chi più ne ha più ne metta. Non si sono fatti sfuggire questa occasione per praticare il loro sport favorito: quello di calpestarsi i piedi ad ogni manifestazione unitaria.

L'accordo stabilito, tra il comitato 17 ottobre e le varie organizzazioni presenti, di lasciare la testa del corteo al comitato unitario e di schierare le loro truppe dietro è stato più o meno rispettato dalle basi (anche se numerose bandiere hanno giocato a rincorrersi fino alla testa del corteo). Ma le grosse personalità l'hanno completamente calpestato. Il comitato organizzativo ha dovuto fare la caccia al politico per rimandarli indietro, a stare un po' insieme alle loro basi. Alcuni sono stati richiamati all'ordine varie volte... alcuni sono rimasti testardamente in testa di corteo nonostante le richieste e gli accordi.

Una nuova prova se ce ne fosse bisogno che se da una parte la gente “normale” è matura per un nuovo modo di fare e vivere la politica, le classi dirigenti rimangono il principale ostacolo a tale cambiamento.

Perché, anche se non si è visto ma, la manifestazione del 17 ottobre ha segnato un nuovo modo di protestare, di fare politica. Ed è giusto che questo cambiamento venga dai comitati di immigrati.

L'immigrato nel mondo ricco del Nord in genere e in Italia oggi in modo molto particolare rappresenta il gruppo sociale sul quale le ingiustizie dell'ultra liberalismo arrogante si esercitano con più ferocia. Come l'ebreo nell'inizio del secolo in Europa, come il nero negli Stati Uniti del dopoguerra, l'immigrazione costituisce in Italia una specie di popolo classe utilizzato per colmare i buchi causati dallo sfascio del patrimonio pubblico. Vittime delle vittime. Schiavi degli schiavi. Braccia sfruttabili a volontà a disposizione di piccoli agricoltori, industriali e imprenditori edili strangolati da un mercato controllato dai grandi gruppi che pretendono prezzi sempre più bassi. Servi e serve a disposizione di una famiglia strangolata dalla quasi assenza di welfare e di politiche per la cura di anziani e bambini. Capri espiatori a disposizione di una politica, che non può e non vuole nemmeno più dare risposte ai problemi veri, e che li usa come spauracchio per tenere i cittadini lontani dalle domande vere. Una schiavizzazione cominciata con il rapporto stretto tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno della “Turco-Napolitano” normalmente proseguito nella “Bossi-Fini” per concludersi del tutto logicamente nell'attuale “pacchetto sicurezza”. Rendendo l'immigrato sempre più vulnerabile, sempre più ricattabile.

E come nell'Europa del 900 e come negli Stati Uniti del dopoguerra, è dai diritti di chi più di tutti è senza diritti che comincia la lotta per migliorare la vita di tutti. Oggi, in Italia, la lotta per la dignità e i diritti di tutti ricomincia dalla lotta dei migranti.

La manifestazione del 17 ottobre non è una piccola sfilata tutta gentile che dice che il razzismo è una brutta cosa e basta. La manifestazione ha un piattaforma. Una piattaforma volutamente radicale. Troppo radicale per chi vuole essere politicamente corretto ma non affrontare mai i problemi alla base.

La manifestazione del 17 ottobre chiama quelli tra i politici e i membri della società civile italiana che hanno ancora a cuore i valori della democrazia, della libertà e dell'uguaglianza a tornare alla politica vera. Quella che si fa con la gente vera. Non da Floris, non da Santoro, non da Vespa! Non quella che scalda le poltrone, non quella che si focalizza sui festini e le veline di Berlusconi.

Ma quella che parla dei temi che Berlusconi (e credo anche tanti dell'opposizione) non vorrebbe sentire. Quella che tratta delle vere cause della crisi. Che parla di lavoro, di scuola, di sanità, di sociale e ambiente. Di beni pubblici che non devono diventare beni di pochi.

Di quella politica che non fa finta che la questione del sociale si ferma ai confini dell'Italia. Di quella che affronta le questioni nazionali e internazionali insieme perché il mondo è più che mai un tutt'uno. Di quella che non nasconde all'Italiano che se le ragazze di Benin City vengono a prostituirsi in Italia è perché la Shell-BP, la Total, la Chevron e soprattutto la Agip hanno ammazzato il mare, i laghi e le terre di cui viveva il loro popolo.

La politica vera che non cerca di abbindolare la gente con la storia che “l'immigrazione è una buona cosa. Perché porta braccia alla nostra economia e ringiovanisce la popolazione. ”

Come se fosse vero che milioni di persone costrette a lasciare la propria terra fosse una buona cosa. Come se paesi interi che si svuotano della loro linfa vitale fosse una buona cosa. Come se decine di migliaia di bambini che crescono in Moldavia, Romania, Ucraina, Polonia... senza la madre (perché la madre sta ad accudire qualche anziano o i bambini di una altra donna in Italia) potesse essere una buona cosa.

Come se fosse una buona cosa che un ragazzo che nasce a Bamako e che non ha, per poter almeno sognare un vita dignitosa, altra scelta che attraversare il deserto a piedi e poi il mare su una qualche imbarcazione di fortuna per, se sopravvive... venire a vendere accendini a Brescia.

Come se per ringiovanire la popolazione italiana non ci sarebbero modi per permettere ai giovani di avere bambini e poterli crescere senza paura e senza che sia un fardello insopportabile. Come se anche la produzione dei bambini si potesse delocalizzare verso luoghi dove viene a costare meno.

A tutto questo richiama la piattaforma volutamente radicale del 17 ottobre. Richiama ad una politica che si autorizza a ripensare il mondo e non si limita a gestire soltanto quei pochi spazi lasciati a loro disposizione dal mercato e dalla finanza internazionale. Richiama a un ritorno ai valori. Richiama a ricominciare dagli oppressi. Per ricordare che: i diritti o ce li abbiamo tutti o non ce li ha nessuno. Per far suonare il campanello d'allarme, per dire che non c'è più tempo da perdere. O ci svegliamo e ci decidiamo a cambiare radicalmente prima noi stessi e il nostro modo di pensare e di fare politica o le cose andranno solo peggiorando. Per i paesi poveri prima, per i migranti dopo e poi per tutti. Ma veramente tutti quanti!


Karim Metref

Fonte: http://karim-metref.over-blog.org/

Dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno.

COMMENTO
di Mihai Mircea Butcovan
da Il Manifesto 17/10/09

DA DOMANI PASSAPAROLA

Hai appena comprato questo giornale in edicola o all'autogrill. O forse te lo ha passato un amico. O forse lo hai trovato dimenticato da qualche parte, su un tavolo. Forse stai per andare alla manifestazione antirazzista a Roma oppure sei già di ritorno. E, anche se sei rimasto a casa, passaparola. Dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno. Basta con le indignazioni periodiche. Ieri per la violenza sulle donne. Ieri per i morti nelle missioni di pace. Ieri per le morti bianche. Oggi per il razzismo dilagante. Ma poi cosa succederà domani? Due settimane fa al festival di Internazionale a Ferrara c'erano migliaia di persone in fila ordinata per indignarsi, insieme a Saviano, contro le mafie. Moltissimi giovani, davvero tanti. Per contenerli tutti, anche quelli che non erano a Ferrara, ci sarebbe voluto uno stadio e una diretta tv nazionale. Due cose che invece, nel nostro paese, sono utilizzate per ammaestrare la gente al consumismo ottimista e acritico. Molti italiani non sapranno mai dei giovani in coda a Ferrara per ascoltare Saviano. Sapranno invece di quelli che allo stadio cantano cori razzisti legittimati, con la scusa del tifo innocente, anche da qualche (dis)onorevole. Sapranno del disprezzo per le donne, legittimato da certi programmi televisivi e dalle dichiarazioni di altri politici fallocratici, dai modelli di maschilismo sostenuti persino da qualche tradizione ecclesiastica. Modelli di machismo che poi fomentano movimenti celoduristi e fascistoidi, aggressioni razziste e omofobe.
Ci indigniamo per le morti bianche, una volta all'anno, con delle statistiche. Ci indigniamo per le morti nel mediterraneo, appena due volte all'anno, incuranti delle statistiche. Ci siamo indignati per la violenza sulle donne, tutte le volte che ci hanno detto di farlo, contro gli immigrati, in barba alle statistiche. «L'ha detto il telegiornale» cantava Jannacci. Anche per la fame nel mondo ci indigniamo, qualche volta, purché «rimanga a casa sua». Tanto anche stasera la tv parlerà alla gente di calcio, di veline, di motoGp e vincite ai giochi d'azzardo nazionali. Forse il telegiornale dedicherà appena qualche secondo all'indignazione di qualcuno contro il razzismo. Così molta gente continuerà a vivere di pallone, pettegolezzi e scommesse. Come se il razzismo quotidiano fosse una cosa che non la riguarda.
Allora la nostra indignazione deve diventare quotidiana. Facciamo sapere ad amici, conoscenti, colleghi perché ci indigniamo. Rubiamo qualche minuto alle discussioni sul calcio, sul motoGp e sulle veline e facciamo quello che buona parte della televisione non fa. Informiamo soprattutto quelli che pensano che le morti bianche siano cosa che mai toccherà alle loro famiglie. Informiamo quelli che pensano che la violenza sulle donne sia «roba da immigrati» e che la mafia sia «roba del sud». Informiamo quelli che non s'accorgono dello smantellamento progressivo della pubblica istruzione che ricadrà sul futuro dei loro figli. Informiamo quelli che pensano che la «democrazia in pericolo» e la «restrizione della libertà di stampa» siano invenzioni di farabutti. Facciamolo ovunque, tutti i giorni, al costo di perdere qualche amico. Diffondiamo le motivazioni che ci spingono a partecipare ad una presa di posizione più che mai indispensabile. Coinvolgiamo anche chi è rimasto a casa ma facciamolo tutti i giorni. Contro la cattiveria e contro l'avarizia. Contro il culturame televisivo omologatore, per una nuova cultura dell'indignazione. Da manifestare quotidianamente.
Hai appena comprato questo giornale in edicola o all'autogrill. O forse te lo ha passato un amico. O forse lo hai trovato dimenticato da qualche parte, su un tavolo. Forse stai per andare alla manifestazione antirazzista a Roma o sei già di ritorno. E, anche se sei rimasto a casa, passaparola. Passaparola! Dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno.

Eventi in occasione della manifestazione del 17 ottobre

In occasione della manifestazione nazionale antirazzista che si terrà a Roma sabato 17 ottobre prossimo, il centro di documentazione Il Cubo organizza une serie di iniziative contro il razzismo, l'intolleranza e la xenofobia.

Il calendario delle iniziative organizzate è il seguente:

Sabato 10 ottobre, presso il Centro Giovanile dell’Area Caselli, a partire dalle ore 20.00, cena afgana con menù di Kabuli palau (riso afgano con verdure, è il piatto nazionale afgano), Korma (carne di agnello), bourani (melanzane con salsa di yogurt) e salad (insalata afgana).
Cucineranno alcuni ragazzi della comunità afgana di Torino, ragazzi che, fuggiti dalla guerra, hanno alle spalle un tragico percorso di immigrazione, attraverso Iran, Turchia, Grecia fino alla traversata dell’Adriatico allacciati al fondo dei camion in partenza dal porto di Patrasso.
Si mangerà per terra, alla moda afgana, perciò invitiamo tutti a portarsi un cuscino.
Si chiederà un’offerta di 8 euro a persona, i bambini mangeranno gratis. E’ gradita la prenotazione.
Al termine della cena sarà proiettato un documentario sul tema dei respingimenti.

Lunedì 12 ottobre, presso il kebabbaro Cleopatra di Via Garibaldi, a partire dalle ore 21.00, dibattito sul “pacchetto sicurezza”.
Interverranno l’Avv. Gianluca Vitale dell’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) che illustrerà il contenuto del c.d. “Pacchetto sicurezza” e discuterà la legittimità dell’introduzione del reato di “immigrazione clandestina”, Barbara Ferusso del Comitato di solidarietà rifugiati e migranti che racconterà dell’esperienza dei rifugiati arrivati a Torino dal Corno d’Africa e della loro lotta per vedere garantiti i diritti, in particolare alla casa e al lavoro. Modererà l’incontro l’Avv. Alessio Ariotto di Rete Legale Torino.

Di fronte all’indifferenza dell’opinione pubblica italiana nei confronti delle centinaia di migranti che continuano a morire nel canale di Sicilia mentre cercano di raggiungere le nostre coste per costruirsi un futuro lontano dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione di cui sono vittime nei loro paesi di origine e di fronte al manifestarsi di sentimenti xenofobi e razzisti anche nella nostra realtà chierese, pensiamo che sia arrivato il momento di reagire e costruire insieme alle tante realtà sociali che si identificano negli ideali di giustizia, eguaglianza e solidarietà una grande risposta di lotta per difendere i diritti di tutti e di tutte rifiutando ogni forma di discriminazione, per fermare il dilagare del razzismo e per zittire quanti (dagli scranni del Parlamento o del consiglio comunale di una piccola cittadina di provincia) stanno incoraggiando e legittimando nella società la paura e la violenza nei confronti della diversità.

Vogliamo impegnarci per costruire una società che sia capace di accogliere quanti fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, una società che rivendichi pari dignità e garanzia di eguali diritti al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione per tutti, senza alcuna contrapposizione tra italiani e migranti, una società che sappia essere aperta al dialogo e sappia godere della ricchezza insita nella diversità: siamo convinti infatti che dai migranti venga la forza innovativa che permetterà alla nostra società di superare la stagnazione culturale e sociale in cui versa e per questa chiediamo agli immigrati di non lasciarci soli con gli italiani.

Per informazioni e prenotazioni: tel. 349.0062929

Durante le iniziative sarà possibile avere informazioni e aderire alla manifestazione nazionale antirazzista di Roma del 17 ottobre.

Sperando di farvi cosa gradita abbiamo inserito gli spot realizzati dal comitato promotore di Torino per la manifestazione del 17 ottobre:





KISS-IN!

CHIERI (TO), SABATO 3 OTTOBRE 2009,
SOTTO L’ARCO DI VIA VITTORIO EMANUELE II, ORE 16,30
KISS-IN: UN BACIO PER L’UGUAGLIANZA


UN KISS-IN, UN GRANDE BACIO COLLETTIVO PER RIVENDICARE UGUALI DIRITTI E DOVERI, PARI DIGNITÀ, RICONOSCIMENTO GIURIDICO DI TUTTI GLI AMORI E DI TUTTE LE FAMIGLIE

In occasione della manifestazione nazionale “UGUALI – Liberi e eguali in dignità e diritti”,
che si terrà a Roma Sabato 10 Ottobre 2009, Chieri Gaya, il Centro di Documentazione “Il
Cubo”, L’Altra Chieri Possibile, il Comitato provinciale Arcigay di Torino “Ottavio Mai”
organizzano il primo KISS-IN collettivo di Chieri.

Cos’è un “Kiss-in”? Come il sit-in consiste nel manifestare stando seduti per terra su una
piazza o una strada, durante un “kiss-in”, anziché stare seduti, le persone si baciano. Etero,
gay, lesbiche, trasgender si scambieranno baci per dimostrare che l’amore è uguale per tutti.
Le associazioni che organizzano l’evento sono impegnate da tempo nella lotta contro le
discriminazioni e per la parità dei diritti. In un periodo in cui sono frequenti episodi di
intolleranza omofoba, a sfondo razziale e contro le donne, è importante dimostrare che
l’amore è sempre uguale per tutti.

Ci ritroveremo in piazza, tutti insieme, orgogliosi delle nostre identità e consapevoli della
ricchezza che viene dalle nostre differenze. Vogliamo rivendicare l’importanza di costruire
una società che sappia superare barriere e pregiudizi, e sappia riconoscere pari dignità a tutti
e a tutte: un semplice bacio dice più di mille parole.
In periodo di ritorno dell’oscurantismo religioso, vogliamo riprendere l’essenza
dell’insegnamento di Sant’Agostino: “AMA E FA’ CIÒ CHE VUOI”.

La manifestazione è aperta a chiunque (single o coppie) si riconosca in questi principi, senza
distinzioni di genere, età o orientamenti sessuali.
Durante l’iniziativa verranno raccolte le adesioni per partecipare alla manifestazione nazionale
“UGUALI – Liberi e eguali in dignità e diritti” del 10 Ottobre a Roma.
http://uguali.wordpress.com/.
PER INFORMAZIONI: tel. 339.58.73.675 (Massimo)

3 GIORNI NO NOCIVITÁ

17-18-19 LUGLIO 2009, AREA CASELLI

http://digilander.libero.it/tregiorninonocivita



VENERDI' 17 "NUCLEARE: SE LO CONOSCI LO EVITI"


Ore 21 dibattito con Giampiero Godio (Legambiente Saluggia) ; Pierre Cazzola (biologo) ; Silvano Raise (Comitato Arcobaleno di Saluggia); Lino Balza (Medicina democratica) e Vincenzo Miliucci del Movimento antinucleare.


SABATO 18 "NOTANGEST"

Ore 17 dibattito a cura del Coord. Notangest assieme a Gaspardo Moro di Muoviti Chieri e del Comitato per Pessione
Laboratori di costruzione di giochi con oggetti di recupero a cura dell'Ass. PPLaF
ore 21 Spettacolo proposto dall'Ass. Magna charta "Non più la luna è cielo a noi,
che noi alla luna"
ore 22.30 concerto rock, indie e blues de La Tremabanda


DOMENICA 19 "ACQUA BENE PUBBLICO E GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE"

Ore 12 PRANZO nel parco (7 euro, prenotazioni al 349 0062929)
ore 16 Giochi e laboratori sull'acqua.
ore 17.30 Incontro con i Gruppi di Acquisto Solidale
ore 21 Interventi a cura di Attac Torino contro la privatizzazione dell'acqua e del prof. Carlo Merlo e della ricercatrice Deborah Cuvato su un uso sostenibile dell'acqua in agricoltura.

Tutte le sere alle 19.30 apericena nel parco (4,5 euro).

cineforum

VENERDì 27 MARZO
ORE 21.15 ...PROIEZIONE GRATUITA DI
"IN QUESTO MONDO LIBERO" DI KEN LOACH
a Chieri, presso Il Cubo, Piazza Dante
(cioè il casotto giallo opposto alla tettoia del mercato)

"Impetuoso, rigoroso, polemico, le sue storie ce le ha quasi sempre raccontate dalla parte degli oppressi, ora, con 'In questo mondo libero', continua a difendere gli oppressi ma analizza, con durezza, il punto di vista degli oppressori, una donna, per nulla fragile, che specula a Londra sulla tratta degli immigrati, meglio se clandestini, perché pagati poco e tenuti più a freno. Una donna analizzata anche nei suoi dubbi, sollecitati da un padre onesto e da una sosia cui ripugnano i suoi modi spietati, ma pronta a tirar dritto per la propria strada, incurante del male che fa, dei soprusi che commette, degli inganni cinici che ordisce. Un ritratto dal vivo che, come sempre in Loach, diventa anche il ritratto della società senza remore che l'attornia. Con ritmi affannati e tecniche decise. Un'opera maggiore."

cineforum


film del: 2007 Genere: Drammatico
Durata: 97 minuti Uscito al cinema il: 04/04/2008


Il teenager Alejandro vive nella Zona, un quartiere ricco nel centro di Città del Messico, recintato e protetto da guardie private. Fuori dai confini c’è la miseria più nera.

Trama:

Il teenager Alejandro vive nella Zona, un quartiere ricco nel centro di Città del Messico, recintato e protetto da guardie private. Fuori dai confini c’è la miseria più nera.
Nel giorno del suo compleanno tre ragazzi delle borgate si introducono in una delle case della Zona. La rapina finisce male, un’anziana resta uccisa, mentre la cameriera riesce a fuggire e ad allertare le guardie che a loro volta irrompono nell’appartamento uccidendo brutalmente due dei rapinatori. Il terzo, Miguel, si mette in salvo, però viene preso da alcuni dei residenti che decidono di non consegnare il ladro alle autorità. Vogliono processarlo a casa di Alejandro durante la festa del suo compleanno.

rete legale

se può interessare:

Comunico l'apertura di uno studio legale a Chieri -p.zza Pellico, 18 (fronte scuole).
Lo studio è aperto dall' 1 marzo nei giorni di lunedì e mercoledì (orario 15, 00- 19, 00).
Presso lo studio avrà sede locale l'associazione Retelegale (www.retelegale.net) impegnata a livello nazionale nella tutela dei diritti dei soggetti deboli (lavoratori, sfrattati, immigrati).
avv. Alessio Ariotto
c.so Francia, 24 - 10143 Torino
p.zza Pellico, 18 - 10023 Chieri (To)
tel. 011 488 623
fax 011 1971 33 36
cell. 349 73 82 508

tangenziale est

IL COORDINAMENTO NO-TANGEST
TI INVITA ALL'ASSEMBLEA PUBBLICA SUL PROGETTO DI TANGENZIALE EST

VENERDì 27 FEBBRAIO A CHIERI
ORE 21 in SALA CONCERIA, Via San Raffaele
e alle ore 20 APERITIVO de "un punto macrobiotico" (4 €)


SABATO 28 FEBBRAIO A CHIERI
CONCERTO PUNK ROCK con i WALLY GATORS
ORE 22 al CENTRO GIOVANILE, Area Caselli