Si ricomincia dall'immigrato

Sperando di farvi cosa gradita postiamo questa bella lettera scritta da Karim Metref, membro del collettivo immigrati auto-organizzati di Torino:

Lettera alla politica e alla società civile dopo la manifestazione del 17 ottobre 2009

Sabato 17 ottobre 2009 alle 14.30, da Piazza della Repubblica a Roma, partiva una manifestazione che in aspetto assomigliava a tutte le altre. Ma la protesta del 17 ottobre, nonostante l'aspetto era molto diversa. Profondamente diversa nella sua essenza stessa.

Da 20 anni, dall'uccisione di Jerry Masslo nel 1989 a Villa Literno fino a oggi di manifestazioni antirazziste in Italia ce ne sono state tantissime. Ma questa è la prima manifestazione nazionale contro il razzismo e contro le leggi razziste convocata e maggiormente organizzata da organizzazioni autonome di immigrati. Gli immigrati non erano soltanto molto numerosi in piazza come è stato segnalato in molti media. Questa volta non hanno fatto solo da porta bandiere o da comparse per portare un po' di colore nel corteo come erano soliti. Questa volta gli immigrati erano l'anima di questa manifestazione. Ma questo fatto, sembra, o non è stato chiaro a tutti o addirittura non è piaciuto per niente.

Fin dall'inizio, il “Comitato 17 ottobre” è stato guardato con diffidenza. Ignorato dal mondo della politica e di conseguenza anche da quello dei media potenti. In effetti la manifestazione del 17 ottobre sembra piovuta dal cielo. Ne hanno parlato un pochino alcuni piccoli giornali di sinistra ma timidamente, nelle ultime settimane. Le grosse macchine che di solito mobilitano per le grandi manifestazioni della sinistra (Cgil, Arci...) si sono mossi solo negli ultimi giorni. I partiti più grandi, alcuni hanno fatto finta di niente e altri hanno affidato la questione al loro reparto “immigrazione”, di solito poco numeroso e poco influente. Gli unici a crederci oltre ai comitati degli immigrati sono state piccole organizzazioni, piccoli partiti extraparlamentari, movimenti di base... Che hanno fatto insieme a centinaia di immigrati uno straordinario lavoro di informazione e sensibilizzazione capillare nelle strade, nei luoghi di lavoro, nei luoghi di raduno della gente, quella vera, quella che lavora per vivere, quella che subisce la crisi in pieno. Al punto che negli ultimi giorni le direzioni dei partiti sembra siano state confrontate ad un dilemma importante: o continuare a negare la loro solidarietà e affrontare l'ennesima incomprensione da parte delle loro basi o raggiungere il corteo all'ultimo minuto. E hanno per la maggior parte scelto la seconda soluzione.

Alla partenza da Roma ovviamente c'erano tutti, o quasi. Ormai la vetrina era allestita e tutti ci volevano un posto in primo piano. Come al solito, partiti, sindacati e grosse associazioni hanno inondato il corteo di bandiere, magliette, capellini, striscioni, palloncini e chi più ne ha più ne metta. Non si sono fatti sfuggire questa occasione per praticare il loro sport favorito: quello di calpestarsi i piedi ad ogni manifestazione unitaria.

L'accordo stabilito, tra il comitato 17 ottobre e le varie organizzazioni presenti, di lasciare la testa del corteo al comitato unitario e di schierare le loro truppe dietro è stato più o meno rispettato dalle basi (anche se numerose bandiere hanno giocato a rincorrersi fino alla testa del corteo). Ma le grosse personalità l'hanno completamente calpestato. Il comitato organizzativo ha dovuto fare la caccia al politico per rimandarli indietro, a stare un po' insieme alle loro basi. Alcuni sono stati richiamati all'ordine varie volte... alcuni sono rimasti testardamente in testa di corteo nonostante le richieste e gli accordi.

Una nuova prova se ce ne fosse bisogno che se da una parte la gente “normale” è matura per un nuovo modo di fare e vivere la politica, le classi dirigenti rimangono il principale ostacolo a tale cambiamento.

Perché, anche se non si è visto ma, la manifestazione del 17 ottobre ha segnato un nuovo modo di protestare, di fare politica. Ed è giusto che questo cambiamento venga dai comitati di immigrati.

L'immigrato nel mondo ricco del Nord in genere e in Italia oggi in modo molto particolare rappresenta il gruppo sociale sul quale le ingiustizie dell'ultra liberalismo arrogante si esercitano con più ferocia. Come l'ebreo nell'inizio del secolo in Europa, come il nero negli Stati Uniti del dopoguerra, l'immigrazione costituisce in Italia una specie di popolo classe utilizzato per colmare i buchi causati dallo sfascio del patrimonio pubblico. Vittime delle vittime. Schiavi degli schiavi. Braccia sfruttabili a volontà a disposizione di piccoli agricoltori, industriali e imprenditori edili strangolati da un mercato controllato dai grandi gruppi che pretendono prezzi sempre più bassi. Servi e serve a disposizione di una famiglia strangolata dalla quasi assenza di welfare e di politiche per la cura di anziani e bambini. Capri espiatori a disposizione di una politica, che non può e non vuole nemmeno più dare risposte ai problemi veri, e che li usa come spauracchio per tenere i cittadini lontani dalle domande vere. Una schiavizzazione cominciata con il rapporto stretto tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno della “Turco-Napolitano” normalmente proseguito nella “Bossi-Fini” per concludersi del tutto logicamente nell'attuale “pacchetto sicurezza”. Rendendo l'immigrato sempre più vulnerabile, sempre più ricattabile.

E come nell'Europa del 900 e come negli Stati Uniti del dopoguerra, è dai diritti di chi più di tutti è senza diritti che comincia la lotta per migliorare la vita di tutti. Oggi, in Italia, la lotta per la dignità e i diritti di tutti ricomincia dalla lotta dei migranti.

La manifestazione del 17 ottobre non è una piccola sfilata tutta gentile che dice che il razzismo è una brutta cosa e basta. La manifestazione ha un piattaforma. Una piattaforma volutamente radicale. Troppo radicale per chi vuole essere politicamente corretto ma non affrontare mai i problemi alla base.

La manifestazione del 17 ottobre chiama quelli tra i politici e i membri della società civile italiana che hanno ancora a cuore i valori della democrazia, della libertà e dell'uguaglianza a tornare alla politica vera. Quella che si fa con la gente vera. Non da Floris, non da Santoro, non da Vespa! Non quella che scalda le poltrone, non quella che si focalizza sui festini e le veline di Berlusconi.

Ma quella che parla dei temi che Berlusconi (e credo anche tanti dell'opposizione) non vorrebbe sentire. Quella che tratta delle vere cause della crisi. Che parla di lavoro, di scuola, di sanità, di sociale e ambiente. Di beni pubblici che non devono diventare beni di pochi.

Di quella politica che non fa finta che la questione del sociale si ferma ai confini dell'Italia. Di quella che affronta le questioni nazionali e internazionali insieme perché il mondo è più che mai un tutt'uno. Di quella che non nasconde all'Italiano che se le ragazze di Benin City vengono a prostituirsi in Italia è perché la Shell-BP, la Total, la Chevron e soprattutto la Agip hanno ammazzato il mare, i laghi e le terre di cui viveva il loro popolo.

La politica vera che non cerca di abbindolare la gente con la storia che “l'immigrazione è una buona cosa. Perché porta braccia alla nostra economia e ringiovanisce la popolazione. ”

Come se fosse vero che milioni di persone costrette a lasciare la propria terra fosse una buona cosa. Come se paesi interi che si svuotano della loro linfa vitale fosse una buona cosa. Come se decine di migliaia di bambini che crescono in Moldavia, Romania, Ucraina, Polonia... senza la madre (perché la madre sta ad accudire qualche anziano o i bambini di una altra donna in Italia) potesse essere una buona cosa.

Come se fosse una buona cosa che un ragazzo che nasce a Bamako e che non ha, per poter almeno sognare un vita dignitosa, altra scelta che attraversare il deserto a piedi e poi il mare su una qualche imbarcazione di fortuna per, se sopravvive... venire a vendere accendini a Brescia.

Come se per ringiovanire la popolazione italiana non ci sarebbero modi per permettere ai giovani di avere bambini e poterli crescere senza paura e senza che sia un fardello insopportabile. Come se anche la produzione dei bambini si potesse delocalizzare verso luoghi dove viene a costare meno.

A tutto questo richiama la piattaforma volutamente radicale del 17 ottobre. Richiama ad una politica che si autorizza a ripensare il mondo e non si limita a gestire soltanto quei pochi spazi lasciati a loro disposizione dal mercato e dalla finanza internazionale. Richiama a un ritorno ai valori. Richiama a ricominciare dagli oppressi. Per ricordare che: i diritti o ce li abbiamo tutti o non ce li ha nessuno. Per far suonare il campanello d'allarme, per dire che non c'è più tempo da perdere. O ci svegliamo e ci decidiamo a cambiare radicalmente prima noi stessi e il nostro modo di pensare e di fare politica o le cose andranno solo peggiorando. Per i paesi poveri prima, per i migranti dopo e poi per tutti. Ma veramente tutti quanti!


Karim Metref

Fonte: http://karim-metref.over-blog.org/

Dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno.

COMMENTO
di Mihai Mircea Butcovan
da Il Manifesto 17/10/09

DA DOMANI PASSAPAROLA

Hai appena comprato questo giornale in edicola o all'autogrill. O forse te lo ha passato un amico. O forse lo hai trovato dimenticato da qualche parte, su un tavolo. Forse stai per andare alla manifestazione antirazzista a Roma oppure sei già di ritorno. E, anche se sei rimasto a casa, passaparola. Dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno. Basta con le indignazioni periodiche. Ieri per la violenza sulle donne. Ieri per i morti nelle missioni di pace. Ieri per le morti bianche. Oggi per il razzismo dilagante. Ma poi cosa succederà domani? Due settimane fa al festival di Internazionale a Ferrara c'erano migliaia di persone in fila ordinata per indignarsi, insieme a Saviano, contro le mafie. Moltissimi giovani, davvero tanti. Per contenerli tutti, anche quelli che non erano a Ferrara, ci sarebbe voluto uno stadio e una diretta tv nazionale. Due cose che invece, nel nostro paese, sono utilizzate per ammaestrare la gente al consumismo ottimista e acritico. Molti italiani non sapranno mai dei giovani in coda a Ferrara per ascoltare Saviano. Sapranno invece di quelli che allo stadio cantano cori razzisti legittimati, con la scusa del tifo innocente, anche da qualche (dis)onorevole. Sapranno del disprezzo per le donne, legittimato da certi programmi televisivi e dalle dichiarazioni di altri politici fallocratici, dai modelli di maschilismo sostenuti persino da qualche tradizione ecclesiastica. Modelli di machismo che poi fomentano movimenti celoduristi e fascistoidi, aggressioni razziste e omofobe.
Ci indigniamo per le morti bianche, una volta all'anno, con delle statistiche. Ci indigniamo per le morti nel mediterraneo, appena due volte all'anno, incuranti delle statistiche. Ci siamo indignati per la violenza sulle donne, tutte le volte che ci hanno detto di farlo, contro gli immigrati, in barba alle statistiche. «L'ha detto il telegiornale» cantava Jannacci. Anche per la fame nel mondo ci indigniamo, qualche volta, purché «rimanga a casa sua». Tanto anche stasera la tv parlerà alla gente di calcio, di veline, di motoGp e vincite ai giochi d'azzardo nazionali. Forse il telegiornale dedicherà appena qualche secondo all'indignazione di qualcuno contro il razzismo. Così molta gente continuerà a vivere di pallone, pettegolezzi e scommesse. Come se il razzismo quotidiano fosse una cosa che non la riguarda.
Allora la nostra indignazione deve diventare quotidiana. Facciamo sapere ad amici, conoscenti, colleghi perché ci indigniamo. Rubiamo qualche minuto alle discussioni sul calcio, sul motoGp e sulle veline e facciamo quello che buona parte della televisione non fa. Informiamo soprattutto quelli che pensano che le morti bianche siano cosa che mai toccherà alle loro famiglie. Informiamo quelli che pensano che la violenza sulle donne sia «roba da immigrati» e che la mafia sia «roba del sud». Informiamo quelli che non s'accorgono dello smantellamento progressivo della pubblica istruzione che ricadrà sul futuro dei loro figli. Informiamo quelli che pensano che la «democrazia in pericolo» e la «restrizione della libertà di stampa» siano invenzioni di farabutti. Facciamolo ovunque, tutti i giorni, al costo di perdere qualche amico. Diffondiamo le motivazioni che ci spingono a partecipare ad una presa di posizione più che mai indispensabile. Coinvolgiamo anche chi è rimasto a casa ma facciamolo tutti i giorni. Contro la cattiveria e contro l'avarizia. Contro il culturame televisivo omologatore, per una nuova cultura dell'indignazione. Da manifestare quotidianamente.
Hai appena comprato questo giornale in edicola o all'autogrill. O forse te lo ha passato un amico. O forse lo hai trovato dimenticato da qualche parte, su un tavolo. Forse stai per andare alla manifestazione antirazzista a Roma o sei già di ritorno. E, anche se sei rimasto a casa, passaparola. Passaparola! Dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno.

Eventi in occasione della manifestazione del 17 ottobre

In occasione della manifestazione nazionale antirazzista che si terrà a Roma sabato 17 ottobre prossimo, il centro di documentazione Il Cubo organizza une serie di iniziative contro il razzismo, l'intolleranza e la xenofobia.

Il calendario delle iniziative organizzate è il seguente:

Sabato 10 ottobre, presso il Centro Giovanile dell’Area Caselli, a partire dalle ore 20.00, cena afgana con menù di Kabuli palau (riso afgano con verdure, è il piatto nazionale afgano), Korma (carne di agnello), bourani (melanzane con salsa di yogurt) e salad (insalata afgana).
Cucineranno alcuni ragazzi della comunità afgana di Torino, ragazzi che, fuggiti dalla guerra, hanno alle spalle un tragico percorso di immigrazione, attraverso Iran, Turchia, Grecia fino alla traversata dell’Adriatico allacciati al fondo dei camion in partenza dal porto di Patrasso.
Si mangerà per terra, alla moda afgana, perciò invitiamo tutti a portarsi un cuscino.
Si chiederà un’offerta di 8 euro a persona, i bambini mangeranno gratis. E’ gradita la prenotazione.
Al termine della cena sarà proiettato un documentario sul tema dei respingimenti.

Lunedì 12 ottobre, presso il kebabbaro Cleopatra di Via Garibaldi, a partire dalle ore 21.00, dibattito sul “pacchetto sicurezza”.
Interverranno l’Avv. Gianluca Vitale dell’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) che illustrerà il contenuto del c.d. “Pacchetto sicurezza” e discuterà la legittimità dell’introduzione del reato di “immigrazione clandestina”, Barbara Ferusso del Comitato di solidarietà rifugiati e migranti che racconterà dell’esperienza dei rifugiati arrivati a Torino dal Corno d’Africa e della loro lotta per vedere garantiti i diritti, in particolare alla casa e al lavoro. Modererà l’incontro l’Avv. Alessio Ariotto di Rete Legale Torino.

Di fronte all’indifferenza dell’opinione pubblica italiana nei confronti delle centinaia di migranti che continuano a morire nel canale di Sicilia mentre cercano di raggiungere le nostre coste per costruirsi un futuro lontano dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione di cui sono vittime nei loro paesi di origine e di fronte al manifestarsi di sentimenti xenofobi e razzisti anche nella nostra realtà chierese, pensiamo che sia arrivato il momento di reagire e costruire insieme alle tante realtà sociali che si identificano negli ideali di giustizia, eguaglianza e solidarietà una grande risposta di lotta per difendere i diritti di tutti e di tutte rifiutando ogni forma di discriminazione, per fermare il dilagare del razzismo e per zittire quanti (dagli scranni del Parlamento o del consiglio comunale di una piccola cittadina di provincia) stanno incoraggiando e legittimando nella società la paura e la violenza nei confronti della diversità.

Vogliamo impegnarci per costruire una società che sia capace di accogliere quanti fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, una società che rivendichi pari dignità e garanzia di eguali diritti al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione per tutti, senza alcuna contrapposizione tra italiani e migranti, una società che sappia essere aperta al dialogo e sappia godere della ricchezza insita nella diversità: siamo convinti infatti che dai migranti venga la forza innovativa che permetterà alla nostra società di superare la stagnazione culturale e sociale in cui versa e per questa chiediamo agli immigrati di non lasciarci soli con gli italiani.

Per informazioni e prenotazioni: tel. 349.0062929

Durante le iniziative sarà possibile avere informazioni e aderire alla manifestazione nazionale antirazzista di Roma del 17 ottobre.

Sperando di farvi cosa gradita abbiamo inserito gli spot realizzati dal comitato promotore di Torino per la manifestazione del 17 ottobre:





KISS-IN!

CHIERI (TO), SABATO 3 OTTOBRE 2009,
SOTTO L’ARCO DI VIA VITTORIO EMANUELE II, ORE 16,30
KISS-IN: UN BACIO PER L’UGUAGLIANZA


UN KISS-IN, UN GRANDE BACIO COLLETTIVO PER RIVENDICARE UGUALI DIRITTI E DOVERI, PARI DIGNITÀ, RICONOSCIMENTO GIURIDICO DI TUTTI GLI AMORI E DI TUTTE LE FAMIGLIE

In occasione della manifestazione nazionale “UGUALI – Liberi e eguali in dignità e diritti”,
che si terrà a Roma Sabato 10 Ottobre 2009, Chieri Gaya, il Centro di Documentazione “Il
Cubo”, L’Altra Chieri Possibile, il Comitato provinciale Arcigay di Torino “Ottavio Mai”
organizzano il primo KISS-IN collettivo di Chieri.

Cos’è un “Kiss-in”? Come il sit-in consiste nel manifestare stando seduti per terra su una
piazza o una strada, durante un “kiss-in”, anziché stare seduti, le persone si baciano. Etero,
gay, lesbiche, trasgender si scambieranno baci per dimostrare che l’amore è uguale per tutti.
Le associazioni che organizzano l’evento sono impegnate da tempo nella lotta contro le
discriminazioni e per la parità dei diritti. In un periodo in cui sono frequenti episodi di
intolleranza omofoba, a sfondo razziale e contro le donne, è importante dimostrare che
l’amore è sempre uguale per tutti.

Ci ritroveremo in piazza, tutti insieme, orgogliosi delle nostre identità e consapevoli della
ricchezza che viene dalle nostre differenze. Vogliamo rivendicare l’importanza di costruire
una società che sappia superare barriere e pregiudizi, e sappia riconoscere pari dignità a tutti
e a tutte: un semplice bacio dice più di mille parole.
In periodo di ritorno dell’oscurantismo religioso, vogliamo riprendere l’essenza
dell’insegnamento di Sant’Agostino: “AMA E FA’ CIÒ CHE VUOI”.

La manifestazione è aperta a chiunque (single o coppie) si riconosca in questi principi, senza
distinzioni di genere, età o orientamenti sessuali.
Durante l’iniziativa verranno raccolte le adesioni per partecipare alla manifestazione nazionale
“UGUALI – Liberi e eguali in dignità e diritti” del 10 Ottobre a Roma.
http://uguali.wordpress.com/.
PER INFORMAZIONI: tel. 339.58.73.675 (Massimo)