Sulla vicenda rom

A Chieri da oltre un anno si parla della "questione rom", il Centro di documentazione "Il Cubo" ha redatto questa lettera per raccontare il proprio vissuto in questa vicenda, seguita con passione in dal suo inizio, ed esprimere il proprio parere contro le troppe falsità che si sono dette, molte delle quali caratterizzate dalla malafede di chi le ha espresse.
Esprimiamo il nostro appoggio al Comitato pace e cooperazione internazionale che in questi mesi ha svolto un lavoro di sincera solidarietà umana e cooperazione qui nel "nord" del mondo.
Sulla vicenda delle tre famiglie rom di origine bosniaca, il comportamento dell'amministrazione attuale e della precedente non si discosta da un modo di fare che così possiamo riassumere: la legge la si usa quando fa comodo e il richiamo ad essa e al suo rispetto è subordinato al consenso degli elettori.
Ripercorrendo le tappe della vicenda, nell'agosto 2008 l'amministrazione Gay ricorda alle famiglie rom che vivono su un terreno agricolo (non edificabile) che devono andarsene se non vogliono essere sgomberate con l'intervento della forza pubblica.
L'amministrazione, nelle persone del Sindaco Gay e dell'Assessore Zullo, si fa forte della legge e dietro di essa si nasconde per vantarsi di poter mandare via gli "zingari". Mandarli dove non lo sa l'amministrazione nè tantomeno i rom sanno dove spostarsi, ma di questo il Sindaco non sembra per nulla turbato.
L'unica soluzione che viene data alle famiglie è quella di andarsene, l'amministrazione persegue questa strada sorda alle proposte che fin dall'inizio abbiamo fatto. Senza essere ascoltati, siamo stati accusati di voler far chiudere un occhio sulla vicenda, invece non chiedevamo altro che l'amministrazione andasse incontro allo stile di vita dei rom e alle loro esigenze primarie, talvolta urgenti, attrezzando di acqua e corrente elettrica il terreno, e se non quello di Strada Fontaneto un altro. Chiedevamo che l'accoglienza dei rom diventasse un fiore all'occhiello per la nostra città.
A ottobre 2008, dopo quasi tre mesi di lotta condotta da noi, da Rifondazione comunista di Chieri e dal Comitato pace e cooperazione internazionale, l'ordinanza di sgombero viene sospesa poichè una privata cittadina decise di mettere a disposizione dei rom la propria cascina.
Scoppia l'ira degli abitanti della borgata Canarone, futuri vicini dei rom. Questi, o meglio alcuni di loro, animati da puro e semplice pregiudizio razzista sfruttano il Tavolo di supporto dell'insediamento delle famiglie per bloccarne il trasloco. Per tutelare la loro tranquilla e ricca libertà, tentano di imporre ai rom regole palesemente lesive della libertà individuale che nessuno di noi si abbasserebbe (giustamente) a rispettare. Nel frattempo nel terreno di Strada Fontaneto, i due nuclei che non hanno avuto l'alloggio destinato all' emergenza abitativa (ad una famiglia era stata data in precedenza la residenza a Chieri) passano uno dei più gelidi inverni del secolo.
Questa situazione non interessa agli abitanti di Canarone che sostenuti da diversi partiti politici, si inventano sempre nuove richieste a cui il Tavolo dovrebbe sopperire; discutono, pavoneggiandosi della loro professionalità, sulla corretta redazione del progetto; danno voce ad informazioni false sul conto dei rom; pongono problemi inesistenti come (un esempio fra tanti) quello relativo alla presunta destabilizzazione che l'inserimento di 16 nuove persone comporterebbe in una borgata di 70 abitanti circa... puri vaneggiamenti dato il tanto professato clima comunitario a Canarone non c'è ed alcune esternazioni di residenti della borgata lo hanno dimostrato. Tutto questo lo fanno dichiarandosi loro i più preoccupati delle condizioni di vita dei rom e sostendendo la ridicola tesi per cui è meglio, per l'integrazione stessa dei rom, che essi stiano in altre zone di Chieri e non vicino a casa loro.
A marzo finalmente il dialogo con Canarone viene interrotto e ad aprile i due nuclei familiari riescono a traferirsi, ma le elezioni comunali sono alle porte e sulle spalle dei rom viene condotta buona parte della campagna elettorale, senza alcuna sensibilità nei confronti delle persone in questione fra cui, ricodiamo, molti minori alcuni dei quali inseriti nelle scuole elementari chieresi.
Con la nuova amministrazione, che conta al suo interno il precedente assessore che tanto fece contro i rom, la situazione non sembra mutare. I rom, ormai all'interno della cascina devono subire da settembre nuovi attacchi discriminatori.
Spuntano di nuovo fuori le "leggi da far rispettare", ma i soli che devono farlo sembrano essere soltanto i rom.
Nuovamente dei dati personali, come le scadenze dei permessi di soggiorno sono divulgate ai quattro venti col meschino scopo di criminalizzare queste persone nonostante la loro situazione personale renda difficile una loro espulsione (in quale Paese si manda una persona nata in Italia?). E soprattutto, con che motivazioni si vorrebbero espellere degli innocenti? Dato che per noi non essere italiani non è reato, facciamo risalire la diffusa pratica di arrogarsi il diritto di trattare i rom come "non persone" ad una deprecabile boria razzista.
Vogliamo aprire una breve parentesi su un'altra motivazione usata per allontanare i rom da Canarone, ovvero la loro presunta non integrazione. Ecco un 'altra parola di cui molti si riempiono la bocca: integrazione. Innanzitutto la suddetta è un processo e non una formula magica! ? un processo multilaterale e non unilaterale che ha poco a che vedere con la assimilazione che forse alcuni pretendono dai rom e in generale dai migranti. Come possono i residenti di Canarone giudicare sull'integrazione delle famiglie se non si sono mai osate andare a scambiare con loro due parole?
Sveliamo il trucco, questa è un'altra scusa, più fine, per delegittimare non solo il processo che sta avvenendo ma, ancor più grave, per mettere in cattiva luce delle persone col solo ed unico interesse di non averle più come vicine di casa.
Anche l'esito di un sopralluogo dell'Asl (chiamata dai vicini) è usato contro i rom per il solo obiettivo di mandarli via da lì. La casa, che secondo l'Asl dovrebbe semplicemente ricevere qualche accorgimento, dopo un controllo ad hoc del Comune è dichiarata inagibile.
In buona sostanza, per far contenti i residenti e gettare, dove non importa, i deboli della situazione e evitare che i ricchi locali si debbano integrare con loro, la nuova amministrazione adotta comportamenti discriminatori mirati, come appunto verificare le condizioni di una sola casa chiudendo gli occhi sulle tante altre situazioni di inagibilità presenti sul nostro territorio (non entriamo nel merito degli ancor più numerosi casi di abuso edilizio!) e, anzichè ricercare il benessere e la stablità e di tutti i suoi cittadini punta a vederne 16, di cui 11 minori, sulla strada o comunque in zone politicamente meno influenti di Canarone.
Per concludere, da un anno ad oggi in questa vicenda, abbiamo osservato un utilizzo delle leggi esclusivamente mirato ad allontanare, separare. Il richiamo alla legalità ha nascosto comportamenti xenofobi come, d'altronde, sono xenofobi il cosiddetto "pacchetto sicurezza" e la "Bossi-Fini".
Ci sorge spontanea una domanda, una legalità che non persegue l'integrazione di tutti e tutte nella società ma, la criminalizzazione dei suoi soggetti più deboli ed emarginati, è degna di questo nome?
Secondo noi no. Una società che si rispetti deve innanzitutto saper accogliere, fare il possibile perchè tutti i suoi cittadini possano avere una vita decorosa, essa deve farsi carico della riduzione delle ingiustizie e colmare le disparità sociali ed economiche, e per tale motivo essa deve guardare a chi è più svantaggiato.
Attualmente certe leggi sembrano essere usate come spada appena se ne presenti l'occasione. E, domanda, se questa spada fosse oltremodo più affilata quando ci sono da dividere i poveri dai ricchi?
Non vogliamo pensare che questo nuovo animo securitario e elitario sia già così radicato a Chieri, non vogliamo credere che il Sindaco permetta comportamenti come quelli sopra citati.
Talvolta non servono grandi dichiarazioni per avallare un'ingiustizia, basta restarla a guardare e tacere.
Il Centro di Documentazione "Il Cubo"